lunedì 29 giugno 2009

Dicono di noi/3: Acque di Sant'Agostino - da "Il Giornale di Vicenza"

SFIDA. Nella valle del Cordano tra S. Agostino, Valmarana e Altavilla c’è un pozzo da 35,5 metri con una portata di 400 litri al secondo e una storia di 5 generazioni
Tre anni per far rinascere la sorgente miracolosa
C’è un progetto da quattro milioni di euro per la nuova stazione termale Le titolari del glorioso albergo e della concessione ora cercano un partner

Il Giornale di Vicenza, domenica 28 Giugno 2009, CRONACA, pagina 13

di Roberta Bassan

La chiamavano sorgente dei miracoli. Non c’era alcuna Madonnina da venerare, al massimo la raffigurazione di un santo. Ma c’era l’acqua. Frotte di gente che arrivavano da ogni parte della città e dai Comuni limitrofi con le bottiglie e le damigiane da riempire. O anche semplicemente per bere un pochino di quell'acqua dal sapore disgustoso, ma dagli effetti portentosi. Costava 15 cent al bicchiere, la prima guerra mondiale doveva ancora scoppiare.
Oggi delle fonti di Sant’Agostino nella valle del Cordano tra S. Agostino, Valmarana e Altavilla ad una manciata di chilometri dalla città rimane poco più che uno scheletro. C’è la casetta delle fonti, in legno e muratura, che riporta ancora l'iscrizione in rosso “Fonti S. Agostino”, l'effigie del santo scrostata, i balconi tinta verde.
E c’è anche quello che rimane del glorioso “Hotel Fonti S. Agostino”, in cui arrivava gente da ogni dove per le cure idropiniche. Di quest’epoca rimangono qualche foto e qualche scritto. Come quello del dottor Francesco Morsoletto che scoprì la fonte nel 1870 e raccolse alcune testimonianze di guarigione: ammalati di gastroenterite, flebite addominale, fegato e milza, pericardirte, gastroepatite. Una cura a base di quell’acqua salutare, un miracolo di costanza e metodo che portava gente a rifiorire.
In una foto tramandata del 1963 compare anche un cinese: una fama che si era spinta ben oltre i confini locali. Si racconta anche di un gruppo di austriaci affezionati alla sorgente tanto da soggiornarvi ogni anno.
Cinque generazioni hanno accompagnato lo sviluppo delle Fonti S. Agostino: l’albore dell’albergo data 1920 di proprietà della famiglia Dal Bianco di casa tra Milano e Vicenza, la concessione della fonte dal 1950 è in mano al geometra Eraclio Polidoro che la “sfrutta” con passione e sacrificio. La guerra e mille vicende storiche contribuiscono al declino. La fonte chiuse in modo definitivo alcuni anni fa.
Nelle scorse settimane la Regione Veneto, che ha la gestione delle concessioni minerarie, ha autorizzato con una delibera di giunta la sospensione dell’esercizio della concessione per tre anni per dare modo ai titolari dello stabile e della concessione di attuare un piccolo sogno.
Le tre sorelle Bruna, Bianca e Franca Dal Bianco sono oggi le proprietarie del caseggiato dove sorgeva l’albergo, la signora Maria Giovanna Polidoro, vedova di Eraclio, ha la concessione dell'acqua salutare. Una sfida di donne che vogliono far rinascere la fonte di Sant’Agostino.
In campo anche la figlia di Bruna, Sybilla Esmeralda Schuch, tra i neo amministratori di Arcugnano, che ha già studiato un progetto finanziario per far rivivere le fonti e un complesso alberghiero per le cure idropiniche: quattro milioni di euro la stima totale.
Una sorta di piccola Recoaro, il paese della vallata dell’Agno dove il centro termale è attrezzato e riconosciuto per le cure dell’acqua, da far crescere anche a Sant’Agostino. Il progetto è quello di ricreare una stazione termale di cura e soggiorno con un albergo di una cinquantina di posti. E si cerca un partner per far rivivere questo sogno a due passi da Vicenza ovest.
Il Comune di Altavilla ha già da tempo individuato l’area di quattro ettari come turistico, ricettiva e ricreativa. Nell’ambito della concessione esiste un pozzo con una profondità di 35,5 metri e una portata di 400 litri l’ora realizzato con l’obiettivo «di alimentare - dice la delibera di giunta regionale - lo stabilimento “Fonte S. Agostino”, la cui acqua comune è stata riconosciuta dal Ministero della Salute ai fini delle cure idropiniche. La richiesta di ulteriore sospensione - aggiunge la delibera - è motivata dalla difficoltà incontrata nel dare attuazione ad un progetto di recupero e ampliamento del fabbricato esistente sull’area, al fine di realizzare un piccolo stabilimento per cure e servizi di ristoro».
La Regione concede quindi altri tre anni di tempo per mettere insieme una squadra e ripartire. L’acqua preziosa c’è. Ora serve un miracolo economico.

3 commenti:

  1. Bla, bla, bla.....servono i soldi. Tnto fumo poco arroso. Sono anni che lo stabile è li fermo, in costante deperimento perchè l'accordo tra le sorelle proprietarie era il totale disaccordo. Ed ecco il risultato, stabile fatiscente, tante idee ma confuse. Per di più c'erano persone, società interessate all'acquisto dell'immobile ma neanche questo va bene alle sorelle....allora lasciamolo che crolli del tutto, poi sarà la sola memoria dei nostri anziani a ricordarlo.

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  2. Io non sapevo che esistesse, ma ha un fascino incredibile, nessuno ha mai pensato ad un crowdfunding?

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  3. Che Temperatura ? E' parzialmente radioattiva ? SUlfurea o sà da ovi slozzi = acido solfidrico ?

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